Vecchia Procedura Sugello Dellapparecchio

Vecchia procedure

ATTENZIONE a partire dal 2016 la vecchia procedura qui sotto non è piu' valida.

Il canone RAI, non solo non e' obbligatorio, ma puo' essere evitato in maniera legale e facilmente. Basta una dichiarazione che non si intende piu' vedere i canali RAI e chiedere che venga un tecnico a fare il "sugello" dell'apparecchio (chiude le frequenze RAI). Il tecnico non verra' mai, perche' li hanno licenziati tutti, ma voi non sarete piu' obbligati a pagare il canone.

Ecco come fare esattamente:

  • Prendere il libretto senza strapparlo in mille pezzi
  • Copiare il numero di ruolo dal libretto di abbonamento alla televisione. In assenza chiedere un duplicato con raccomandata A.R. all'indirizzo abbonamenti TV (1° ufficio entrate Torino - S.A.T. Sportello Abbonamenti Tv - Casella Postale 22 - 10121 Torino)
  • Non avere pendenze come arretrati o multe
  • Versare 5,16 euro con vaglia postale, specificando nella causale del versamento "per disdetta canone numero di ruolo" (scrivere il proprio numero di ruolo)". Beneficiario del versamento: S.A.T. casella postale 22, 10121 TORINO; l'agenzia di pagamento: TORINO VAGLIA E RISPARMI
  • Staccare dal libretto la cartolina "d", (la "b" se il libretto è recente) intitolata "denuncia di cessazione dell'abbonamento tv". Barrare la casella 2 che ha la richiesta di suggellamento e compilare gli spazi segnati riportando numero del vaglia e data del versamento
  • Nello spazio sottostante vi è lo spazio per per la data di spedizione della cartolina: va riportata e apposta la propria firma. Sul retro della cartolina riportare nome, cognome e indirizzo del titolare che intende disdire. Correggere eventualmente il vecchio indirizzo URAR TV in S.A.T.
  • In mancanza della cartolina per la denuncia di cessazione dell'abbonamento o del libretto, usare la cartolina per le comunicazioni generiche o inviare una semplice raccomandata scrivendo:

"Il sottoscritto (nome, cognome, indirizzo) chiede la cessazione del Canone TV e chiede di far suggellare il televisore (numero di ruolo:...) a colori detenuto presso la propria abitazione. A tale scopo ha corrisposto l'importo di 5,16 euro a mezzo vaglia postale n.... del.../.../... sul quale ha indicato il numero di ruolo dell'abbonamento"

  • Fare una fotocopia della cartolina (davanti e dietro). L'originale della cartolina va spedito con raccomandata ricevuta ritorno all'indirizzo "Spett. S.A.T., Casella Postale 22, 10121 Torino, Ufficio Abbonamenti"
  • Attendere il ritorno della ricevuta di ritorno
  • Spedire con raccomandata A.R. all'indirizzo del S.A.T. il libretto di abbonamento originale completo con tutto quanto contenuto, tenendo a casa le ricevute dei pagamenti degli ultimi 10 anni (o da quando si è abbonati).

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Ogni anno in gennaio c’è la fila agli sportelli delle associazioni dei consumatori. La gente non ha ancora capito cosa succede se smette di pagare il canone Rai. Navigando su internet si trova abbondanza di consigli e suggerimenti, storie fantastiche di sceriffi al soldo della RAI che entrerebbero di forza nelle case delle persone sventolando un mandato del giudice per controllare se c’è un televisore, e cose del genere. Neppure le notizie di cronaca o i dibattiti politici aiutano molto: sono sempre di più i politici che quando sono al governo invitano i cittadini a pagare il canone mentre quando siedono all’opposizione invitano a non pagarlo. Tutto questo non aiuta a risolvere il problema. Proviamoci noi. E’ da almeno quarant’anni che, ciclicamente, qualcuno propone di non pagare il canone televisivo. Cominciò un partito politico, sostenendo che bastava pagare la tassa di concessione governativa, che è circa il 4% del canone intero. Qualcuno ci ha provato ha passato i guai con il pignoramento dei beni. In base a una legge del defunto re Vittorio Emanuele III, che è ancora in vigore, tutte le onde elettromagnetiche che vagano nello spazio aereo del territorio italiano (quindi anche i segnali radio e televisivi, nazionali ed esteri) sono di proprietà dello Stato, che li ha dati in gestione e concessione alla Rai, la quale paga allo Stato la ridicola tassa di concessione governativa, in realtà pagata dagli utenti con il canone. Ciò spiega anche perché bisogna pagare il canone anche se non si vedono mai i programmi della Rai e addirittura se non si ricevono. Diverse sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione hanno pure stabilito che il canone televisivo è dovuto per il semplice possesso del televisore, anche se è perennemente guasto e anche se non riceve i segnali Rai, come succede in qualche parte delle vallate alpine. Oggi, con la legge dell’ex re d’Italia ancora in vigore, ci sono soltanto due modi per non pagare il canone, entrambi pienamente leciti: a) buttare o regalare il televisore, seguendo una procedura precisa; b) oppure chiederne il suggellamento, sempre con una procedura precisa. Quest’ultima sembra di gran lunga la più conveniente, perché consente di continuare a vedere gratis tutti i programmi televisivi. Sul libretto di abbonamento c’è un’apposita cartolina intitolata “denuncia di cessazione” e bisogna stare attenti a seguirne minuziosamente le istruzioni, barrando la casella con la richiesta di suggellamento dopo aver fatto un vaglia postale di 5,17 euro intestato al SAT –Sportello Abbonamenti TV – Casella postale 22, 10100 Torino. Poi, entro il 30 novembre, bisogna spedire per raccomandata AR la cartolina firmata, allegando la ricevuta originale del vaglia e il libretto di abbonamento (conservare fotocopia di tutto). Se il libretto è andato smarrito, si può fare una lettera raccomandata. A questo punto l’utente non è più tenuto al pagamento del canone e, teoricamente, dovrebbe avvenire il suggellamento del televisore da parte dell’Ufficio tecnico erariale, al quale è stata passata la pratica. La procedura per il suggellamento è sempre la stessa sin dal 1938: dovrebbero presentarsi due funzionari con un sacco di juta per avvolgere il televisore, chiuderlo con un filo di ferro munito all’estremità di un piombino timbrato, redigere un verbale in tre copie, compilare un registro, eccetera. L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato un calcolo elementare ma molto significativo: che se in una città 365 persone chiedessero ogni anno il suggellamento del televisore, l’Ufficio tecnico erariale dovrebbe perdere 365 mattine di lavoro, ammesso che trovi sempre in casa gli interessati. Risultato: non viene nessuno, ci sono utenti che hanno fatto domanda di suggellamento da oltre dieci anni e continuano a guardare la televisione gratis, anche perché l’erario incassa una piccola parte del canone e non ha interesse all’operazione di suggellamento, che verrebbe a costare molto di più. Di tutto questo c’è anche la prova su Internet, ove si possono leggere le quotazioni dei televisori suggellati, che sono venduti come pezzi di antiquariato, poiché gli ultimi suggellamenti risalgono a trenta anni fa. Così, per intimorire chi ha chiesto il suggellamento, il SAT manda all’utente un modello di dichiarazione, da firmare e restituire, con la quale l’utente stesso accetta di permettere la visita della Guardia di finanza per verificare che non sia stato tolto il “suggello”. Ma non vengono né i suggellatori né la Guardia di finanza. Per chi volesse seguire una di queste procedure, si raccomanda vivamente di seguire attentamente le istruzioni. Per ogni eventuale dubbio o quesito ci si può sempre rivolgere ad una associazione di consumatori.

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